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lunedì 2 novembre 2015

VCE VxRack- Il viaggio verso il Software-Defined Data Center

La nuova generazione di Infrastruttura Convergente disegnata per portare la semplicità delle appliances nel Data Center.
VCE rilascia una nuova linea di Infrastruttura Convergente con l’obiettivo di portare i benefici dell’hyperconverged nel datacenter, dove le appliances non hanno fin ora garantito una scalabilità efficace.



VCE ha annunciato VxRack, una nuova famiglia di sistemi RackScale iperconvergenti progettati per semplificare notevolmente l'implementazione di soluzioni di Mobility e Cloud, ed intraprendere il viaggio verso il Software-Defined Data Center. L’obiettivo è di fornire alle organizzazioni IT il giusto strumento per ridurre i costi di operation del datacenter e introdurre l’agilità e la flessibilità della soluzione VMware Software-Defined Data Center (SDDC).
Questo perchè i clienti ed il mercato hanno confermato che la semplicità introdotta dalle soluzioni hyperconverged tradizionali, come ad esempio VSPEX Blue, è ciò di cui hanno bisogno,  ma non è ancora abbastanza. E’, infatti, necessario estendere la semplicità ed il valore dell’hyperconverged su scala più ampia, all’intero Data Center.
Questo è VxRack, ovvero la risposta all’esigenza sempre crescente di ridurre CAPEX e OPEX attraverso l’adozione di Infrastrutture Convergenti.

Pensate ad una soluzione convergente tradizionale come il Vblock, ovvero ingegnerizzato, prodotto, gestito, supportato e sostenuto nel tempo come singolo prodotto, e trasferite questo valore anche all’interno di soluzioni basate su appliance hyperconverged. Questo è VxRack di VCE.

Il nuovo sistema VxRack rafforza la leadership VCE nel mercato delle Infrastrutture Convergenti e va ad arricchire un portafoglio in grado di offrire un ventaglio di soluzioni innovative come Vblock e VSPEX Blue appliance.

Il VxRack in versione VMware EVO SDDC permette di introdurre con estrema semplicità i benefici del Software Defined Data Center offrendo un’infrastruttura flessibile ed estremamente scalabile.

VxRack in versione EVO SDDC permette la virtualizzazione di storage, network e risorse computazionali, il tutto gestito attraverso una singola console di management. VxRack risolve i problemi e i limiti di scalabilità delle tradizionali appliances iperconvergenti con il valore aggiunto del Software Defined Storage e Software Defined Network.

Il sistema VxRack può partire da un taglio molto piccolo, di soli 4 nodi, e crescere in maniera massiva fino ad un massimo teorico di 1000 nodi.
Può arrivare, infatti, ad una capacità di 38 PB e supportare fino a 240 milioni di IOPS. E’ pertanto capace di ospitare un intero Data Center.

Il sistema VxRack può inoltre scalare in maniera granulare. Il sistema permette, infatti, di scalare in maniera indipendente le componenti di Compute e Storage attraverso diverse configurazioni proprie delle appliances:

  •   Appliance solo Storage
  •   Appliance solo Compute
  •  Appliance mixed Storage/Compute

Questo permette alle organizzazioni IT di investire in maniera mirata, acquisendo solo le risorse necessarie, che siano esse compute o storage.

L’introduzione del VxRack permette a VCE non solo di estendere il proprio portafoglio con una soluzione unica nel suo campo, ma di rafforzare la posizione di leadership attraverso un’offerta capace di indirizzare qualunque esigenza di business.


“Think blocks (Vblock), think racks (VxRack) and think appliances (VSPEX blu)”. “It’s a full family.”



"Siamo entrati nel gioco delle infrastrutture convergenti cinque anni fa, e abbiamo ottenuto un grande successo". Sappiamo che le attese del mercato e gli use case hanno continuato ad evolversi, per questo abbiamo introdotto VxRack, sistema interamente basato su tecnologia SDDC.  

Helios Colafrancesco - Lead Presales Italy – VCE @HColafrancesco

mercoledì 15 aprile 2015

EMC TV - Seconda Puntata: VSPEX BLUE






Dal 3 Febbraio EMC ha presentato il VSPEX BLUE, la nuova Hyper Converged Infrastructure basata sulle specifiche di EVO:RAIL di VMWARE!!!

Finalmente con una soluzione semplice da gestire, totalmente Software Defined, i clienti hanno a disposizione una piattaforma scale-out per i loro ambienti virtualizzati, dove computing, network e storage sono totalmente integrati in un'unica soluzione!

 

venerdì 27 giugno 2014

EMC Hybrid Cloud: Sogno o Realtà?

EMC Hybrid Cloud: Sogno o Realtà?

Nel mondo di oggi il termine Cloud è fin troppo abusato (ho visto addirittura aziende di thin client che identificavano come Cloud Ready dei device che poco hanno a che fare col Cloud :P ) ma resta sicuramente un obiettivo importante per aziende di ogni tipo e dimensione.
Questo è stato dimostrato anche in un recente sondaggio di Gartner (Dicembre 2013) in cui il 70% delle aziende intervistate ha affermato che perseguirà una strategia di Hybrid Cloud entro il 2015.
E' quindi fuor di dubbio che il tema sia caldo e nella testa di chiunque si occupy di IT.

Ma che cosa è questo Hybrid Cloud? Quale sono le caratteristiche e le sue component? Chi lo sa realizzare?
Per introdurre il tema possiamo semplicemente  dire che un Hybrid Cloud è un insieme di tecnologie che sappiano coniugare i vantaggi del Cloud privato (costruito di solito in un datacenter interno al Cliente) e il Cloud Pubblico (tipicamente erogato dai Cloud o Service Provider).



Volete sapere come EMC ha affrontato questa sfida e come la realizza tecnologicamente? Continuate a leggere ;)

mercoledì 4 giugno 2014

DSSD - la rivoluzione Flash non è finita

Uno degli annunci dell’ultimo EMC World 2014 di Las Vegas (i contenuti dell’evento sono ancora disponibili online qui: http://www.emcworld.com/virtual/index.htm) è l’intezione di acquisire la start-up DSSD entro il mese di Giugno, per inserirla come unità indipendente all’interno della Divisione “Emerging Technology Products”.

DSSD è una società fondata nel 2010 da Jeff Bonwick e Bill Moore (entrambi veterani della Silicon Valley e tra i creatori del File System ZFS), con alle spalle Andy Bechtolsheim (già co-fondatore di Sun Microsystems) che mira a proporre un approccio completamente nuovo allo storage Flash.

Le idee alla base di quanto sviluppato da DSSD possono essere riassunte nei tre punti seguenti:
1)    gli attuali protocolli di accesso allo Storage sono stati ideati e perfezionati per i dischi magnetici, non per le memorie Flash
2)    questi protocolli non cosentono di sfruttare al meglio le caratteristiche dei dispositivi a Flash ed in particolare impediscono di raggiungere le prestazioni erogabili teoricamente da essi
3)    ripensando da zero l’architettura per gestire le operazioni di IO verso i dispositivi Flash è possibile abbattere di ordini di grandezza i tempi di accesso ai dati

martedì 4 marzo 2014

VSPEX Sizer: un Tool per tradurre requisiti applicativi in una soluzione infrastrutturale

EMC da diverso tempo, sta puntando molto sulle soluzioni di Converged Infrastructure. VSPEX è senza dubbio la massima espressione di questa scelta.

Per i nostri clienti e Partner tuttavia, può risultare complicato tradurre i requisiti applicativi in configurazioni infrastrutturali.

E' per questo motivo che EMC ha messo a disposizione un tool che permette di raccogliere i requisiti dei nostri clienti e trasformarli in una soluzione Converged Infrastructure: il nuovissimo VSPEX Sizer.

Tali requisiti sono facilmente collezionabili anche da persone che non si occupano di infrastruttura. Gli input che VSPEX Sizer richiede infatti, sono molto vicini ai nostri interlocutori applicativi.

Il vantaggio di questo approccio consiste nel trovare una soluzione infrastrutturale che possa rappresentare al meglio la richiesta applicativa, senza necessariamente essere esperti nelle best practice della configurazione storage e backup dell'applicazione stessa.

Gli ambienti facilmente traducibili in configurazioni architetturali sono le più diverse: Microsoft Applications, Oracle, Virtualized Environment, Exchange e SharePoint.


Qui di seguito un piccolo esempio di come vengano semplicemente tradotti i requisiti per l'applicazione Exchange in una configurazione storage e backup ottimizzata per Next Generation VNX.



Come potete notare diventa estremamente semplice ed immediato passare da requisiti di business (quante e quali mailbox mi servono per gestire la posta dei miei utenti) in requisiti infrastrutturali (quanto spazio storage e quante performance mi servono per avere un livello di servizio adeguato).


Per concludere: avete visto la semplicità e il dettaglio ottenibile dal VSPEX Sizer per tradurre un requisito applicativo in una soluzione infrastrutturale. I nostri Presales EMC e i Partner autorizzati sono ovviamente a disposizione dei nostri clienti per supportare nuovi progetti.
--
Umberto Galtarossa
@umberoot

venerdì 8 novembre 2013

Tre approcci alla Converged Infrastructure: il punto di vista del Partner System Engineer


Recentemente si parla molto di converged infrastructure. Questo articolo vuole cercare di chiarire cosa si intende e come differiscono i diversi approcci.

Come molti sanno, converged infrastructure o in italiano, infrastruttura convergente non identifica un prodotto, bensì delle soluzioni standardizzate e automatizzate, in grado di semplificare il flusso dei processi, 
ridurre i costi, massimizzare l'efficienza e la flessibilità del business: in definitiva avere un'infrastruttura che renda il provisioning applicativo il più semplice possibile.

L'obiettivo finale vuole essere quello di investire meno tempo possibile nel management infrastrutturale, per potersi concentrare sulle applicazioni, vero motore del business aziendale.

La domanda potrebbe nascere spontanea: abbiamo davvero bisogno di un'infrastruttura convergente? Un approccio tradizionale non risolve già tutti i requisiti infrastrutturali dell'IT?
In questo articolo cercherò di chiarire perché questo approccio, pur non essendo la panacea di tutti i problemi infrastrutturali, è senz'altro vincente per molti clienti, in particolare per quelli della media impresa.

Già qualche anno fa diversi analisti e blog (IDC, Gartner, Wikibon ecc) hanno previsto un'evoluzione nell'approccio all'infrastruttura. Inizialmente l'approccio era soprattutto tradizionale: un cliente acquistava server, storage,
networking e backup, assemblava il tutto e solo successivamente poteva dedicarsi alle proprie applicazioni e ad estrarre conoscenza dai propri dati.


mercoledì 2 ottobre 2013

Infrastruttura Convergente

Infrastruttura Convergente: Server, applicativi e storage in un’unica piattaforma 

L’infrastruttura IT è diventata l’ossatura portante di molte aziende supportando una molteplicità di applicazioni e abilitando le diverse esigenze del business.
Oggi molte aziende acquistano, disegnano ed implementano autonomamente la loro infrastruttura IT. Col passare degli anni queste architetture si sono evolute in una serie di complesse soluzioni hardware e software che sono state ottimizzate ed integrate ad hoc per raggiungere gli obiettivi di performance ed affidabilità relative alle diverse applicazioni. Queste necessità di fine tuning e personalizzazione hanno posto una significativa pressione sullo staff e sul budget IT. Il risultato è che le aziende hanno cercato di intraprendere un percorso di standardizzazione, automazione e semplificazione dei processi allo scopo di ridurre i costi e aumentare l’agilità delle divisioni IT.

Un primo passo verso la realizzazione di questa visione di semplificazione è stata l’adozione della virtualizzazione che ha portato ad una riduzione delle complessità e ad un aumento della agilità dell’infrastruttura.

E’ diventata quindi sempre più forte la necessità di piattaforme virtualizzate, costituite da strati hardware e software, stabili e affidabili. Questo è dovuto all’aumento dei server virtuali ma anche alla agilità nell'erogazione dei servizi che questo tipo di piattaforme hanno esibito sin dal loro ingresso sul mercato. L'obiettivo delle aziende in questo caso è essere pronte ad erogare, nel minor tempo possibile e con la maggiore efficacia, servizi innovativi a supporto dei nuovi modelli di business.

Oggi le aziende devono affrontare le difficoltà derivanti dall'integrazione di server, storage e networking anche per la creazione di un'infrastruttura virtuale, la cui gestione giornaliera risulta complessa e costosa. Una eventuale indisponibilità delle applicazioni causata dai tempi di inattività pianificati e non pianificati pone dei limiti alla produttività, incidendo negativamente sul budget IT e sulle risorse impiegate.

Le  preferenze delle aziende si stanno quindi concentrando intorno a soluzioni di tipo convergente ove parte computazionale, rete e storage sono preassemblate (direttamente da un hardware vendor o da un suo partner) con diversi gradi di integrazione a seconda delle soluzioni. L’obiettivo è di rimuovere complessità dalle architetture, permettendo alle aziende di focalizzarsi sulla parte cruciale dell’infrastruttura IT: le applicazioni aziendali. E’ stato infatti stimato (Server Team Survey IDC 2011) che queste attività di preintegrazionie delle componenti consuma fino al 23,3% del tempo dello staff IT: è quindi evidente il beneficio che questo tipo di architetture pre-ingegnerizzate può introdurre.

 Un'infrastruttura convergente consente alle aziende di consolidare server applicativi, rete e storage in un'unica piattaforma: facile da gestire, semplice da amministrare, nonché efficiente in termini di costo. Virtualizzando in questo modo i server è possibile eliminare i tempi di inattività, fornire alta affidabilità e massimizzare l'efficienza mediante la condivisione delle risorse di elaborazione tra le macchine virtuali.
I vendor offrono diversi tipi di infrastruttura convergente, ognuna con diversi gradi di integrazione ed elementi di valore per i propri clienti.

Due soluzioni affermate in questa categorie sono:

  • Infrastruttura completamente convergente 
  • Infrastruttura basata su reference architecture 

Infrastruttura completamente convergente 

Un’infrastruttura completamente convergente contiene di norma componenti di compute, storage e network che  vengono integrate direttamente in fase di produzione da un vendor. E’ quindi compito del vendor curare l'ingegnerizzazione, il disegno, l'evoluzione e il supporto della soluzione rendendola disponibile e supportandola come un singolo prodotto.


Gli elementi di valore di una soluzione di questo tipo afferiscono principalmente alla facilità di implementazione e di utilizzo.

Il loro valore non è però limitato a queste caratteristiche: infatti, come dimostrato da una ricerca di Enterprise Storage Group del 2011 condotta presso clienti di soluzioni completamente convergenti, i valori principali percepiti dagli utilizzatori sono: la velocità di utilizzo dell'infrastruttura (Time To Market), la semplicità della gestione integrata e l'abbassamento del TCO. A questi si affianca un significativo aumento delle performance e una riduzione delle risorse necessarie alla gestione e all'integrazione dell'architettura virtuale

Infrastruttura basata su Reference Architecture

L'altra soluzione è l’infrastruttura virtuale basata su reference architecture. il cliente in questo caso può scegliere una serie di reference architecture pre-validate da un vendor hardware. Queste vengono poi installate da partner certificati che integrano tecnologie di elaborazione, virtualizzazione, networking, storage e data management secondo le best practices fornite dal vendor.
Questo tipo di soluzioni sono semplici, efficienti e flessibili ma offrono un livello di integrazione meno raffinato rispetto alle soluzioni completamente convergenti.

Entrambe le soluzioni (completamente convergenti e reference architecture) possono essere preintegrate con una efficace infrastruttura di backup o di disaster recovery. In questo modo non solo i carichi di lavoro IT sono ospitati su infrastrutture affidabili ma sono protetti con soluzioni di backup e continuità applicativa certificate e ingegnerizzate direttamente dal vendor.
In questo contesto i due tipi di architetture si propongono come soluzioni pre-convalidate, flessibili e prive di rischi.

Entrambe le soluzioni possono in alcuni casi integrare una console unica per la gestione dell’hardware e l’amministrazione delle macchine virtuali e garantiscono elevate prestazioni e affidabilità delle applicazioni, con una riduzione dei tempi di erogazione di nuovi servizi e offerte.

Disaster Recovery ed Application mobility per Architetture Convergenti

Partendo dal paradigma che questo tipo d’infrastruttura è un  “datacenter” a tutti gli effetti, questo tipo di soluzione  si presta molto bene per collegarsi verso altre infrastrutture convergenti installate presso altri data center.
Questo abilita alla possibilità di estendere l’erogazione dei propri servizi da molteplici datacenter.
Si parla in questo caso di federazione dei datacenter che viene resa possibile grazie a due componenti: sistemi di virtualizzazione dello storage che assicurano la “data mobility” tra i data center federati e funzionalità di “application mobilty” che oggi i sistemi di virtualizzazione (Hypervisor) offrono.  In sintesi questo significa che diventa possibile spostare l’applicazione, mentre questa sta erogando servizio, tra i data center che sono stati federati tra di loro.
Diventa quindi possibile gestire le problematiche di qualsiasi natura che si possono presentare in un data center e possono impattare l’erogazione del servizio spostando proattivamente i carichi di lavoro. Tutto questo permette anche di poter sfruttare al meglio le risorse a disposizione dell’applicazione bilanciando i carichi di lavoro tra i diversi siti. Ma non solo: anche problematiche di continuità di servizio possono essere affrontate con semplicità garantendo la “business continuance”  o rendendo più veloce la ripartenza dei servizi dal sito di “disaster recovery” quindi abbassando i tempi di “R.T.O” (Return to Operation). Questo approccio rende la manutenzione ed il disaster recovery tra datacenter anche lontani geograficamente molto più semplice, prevedibile e molto più efficiente. Non da ultimo la realizzazione ha un costo inferiore se comparato ad una infrastruttura composta in maniera classica, ossia priva degli elementi di data ed application mobility.

Fabio Chiodini e Pasquale Sardella

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