martedì 29 ottobre 2013

Rilasciata la versione 2.0 della XtremSW Cache

Della XtremSW Cache abbiamo già parlato in questo blog: ricordiamo solo che si tratta di una soluzione di caching intelligente che sfrutta la presenza di schede flash  nei server per accelerare le operazioni di lettura, migliorando in modo significativo le prestazioni dell'applicazione.

E' stata recentemente annunciata la versione 2.0 di questa soluzione software, versione che introduce alcune novità molto importanti:

  • Maggiore integrazione con i sistemi storage EMC (VMAX e VNX)
  • Supporto migliorato per VMware vCenter (vMotion)
  • Supporto per Oracle RAC
  • Supporto per AIX 6.1 e 7.0
  • Estensione supporto per schede cache di terze parti 
  • Nuovo ambiente di gestione: XtremSW Management Center
Una delle novità principali, disponibile da questo mese, è il supporto per Oracle RAC: grazie ad un meccanismo di cache coherency distribuita, è possibile configurare fino a otto nodi in modo che possano beneficiare delle eccezionali performance messe a disposizione dalla soluzione XtremeSW (in combinazione con le principali soluzioni di schede flash):


Il supporto con questa release è per Oracle 11g in ambiente Windows, Red Hat Enterprise Linux (RHEL) oppure Oracle Enterprise Linux (OEL), con Oracle Clusterware 11g ed Ethernet Interconnect.

Per tutti i dettagli potete leggere la (nuova) presentazione in italiano disponibile a questo indirizzo e nel datasheet (sempre in italiano) di EMC XtremSW Cache

venerdì 25 ottobre 2013

RecoverPoint: un incredibile strumento di replica

Cominciamo con un pò di storia...

Nel lontano 9 maggio del 2006 EMC acquistò Kashya per un totale di 153 milioni di dollari. I prodotti Kashya furono integrati nella linea di prodotti EMC per la replica dei dati con il nome di RecoverPoint. EMC in passato aveva offerto un prodotto simile chiamato RecoverPoint ma in seguito all’acquisizione di Kashya, EMC annunciò l’interruzione delle vendite del “vecchio”  RecoverPoint in favore dell’introduzione dei nuovi prodotti Kashya. Il “vecchio” RecoverPoint era basato su una tecnologia concessa in licenza da Mendocino Software che comprendeva solo un motore CDP (Continuous Data Protection) per un numero limitato di piattaforme, mentre la tecnologia Kashya, permise ad EMC di fornire funzionalità CRR (Continuous Remote Replication) e CDP (Continuous Data Protection) avanzate per più piattaforme hardware e software.
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La tecnologia RecoverPoint spiegata in poche parole

RecoverPoint è una soluzione basata su appliance hardware dedicate (un appliance, lo ricordiamo, è un dispositivo progettato per uno specifico ambito applicativo) e su una suite software in grado di supportare grandi quantità di informazioni archiviate in ambienti server di rete e di storage eterogenei.

Grazie ad un’agile tecnologia di suddivisione o splitter, RecoverPoint esegue il mirroring delle operazioni di scrittura su un appliance RecoverPoint che si trova all’esterno del percorso dati primario. Lo splitter può essere configurato come funzione software nel server (totalmente trasparente per le applicazioni), nella rete SAN o direttamente nel sistema storage: la figura sottostante descrive il mirroring delle scritture nel caso in cui lo splitter si trovi nella SAN.
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Questo approccio fuori banda consente a RecoverPoint di garantire la replica continua, senza influire sulle operazioni di I/O delle applicazioni. Grazie all’approccio alla protezione dei dati basato su rete, RecoverPoint è in grado di ripristinare immediatamente i dati a qualsiasi point in time mediante un registro cronologico (chiamato journaling) che tiene traccia di tutte le modifiche apportate ai dati e identifica gli eventi specifici delle applicazioni.
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Principali vantaggi della tecnologia Recoverpoint :


  • Replica locale e remota eterogenea per la protezione di tutte le applicazioni, su qualsiasi array, in qualunque posizione (ambiente centrale, sedi remote) 
  • Costi complessivi di gestione contenuti e risparmio grazie alla deduplica WAN, alla riduzione della larghezza di banda, alla funzionalità di replica sincrona su IP, alla compressione del journal e alle tecnologie di consolidamento delle snapshot
  • Ripristino a qualsiasi point-in-time: garanzia di Business Continuity. Tutte le attività tornano rapidamente online grazie alla protezione continua dei dati e ai contrassegni coerenti con le applicazioni, entrambe caratteristiche tipiche di RecoverPoint
  • Supporto delle esigenze delle applicazioni più impegnative, come Oracle e VMware, che richiedono un throughput elevato
  • Protezione dei dati in più uffici remoti grazie alla replica su più siti
  • Scalabilità completa: le soluzioni di disponibilità dei dati ad alta capacità di RecoverPoint possono essere espanse fino a includere 8 RPA (RecoverPoint Appliance) mediante l’utilizzo di più cluster collegati allo stesso array


Famiglia RecoverPoint oggi

RecoverPoint protegge gli host o le applicazioni su qualsiasi array, con ripristino completo dei dati e replica per tra storage anche eterogenei (EMC e/o non EMC) collegati alla SAN. RecoverPoint CDP (Continuous Data Protection) fornisce la protezione locale dei dati, mentre RecoverPoint CRR (Continuous Remote Replication) fornisce la replica remota. Insieme, CDP e CRR forniscono protezione CLR degli stessi dati.
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Componenti della famiglia RecoverPoint oggi :


  • RecoverPoint/CL offre protezione e replica dei dati CDP, CRR o CLR utilizzando lo splitting intelligente delle scritture basato su fabric, host o array per gli storage array eterogenei (EMC o non EMC)
  • RecoverPoint/EX offre protezione e replica dei dati CDP, CRR o CLR utilizzando lo splitting delle scritture basato su array per più sistemi EMC Symmetrix VMAX da 40K, 20K e 10K; EMC VPLEX Local e VPLEX Remote; EMC serie VNX; EMC Celerra Unified ed EMC CLARiiON serie CX4 e CX3
  • RecoverPoint/SE offre protezione e replica dei dati CDP, CRR o CLR utilizzando lo splitting delle scritture basato su array per gli array serie VNX omogenei ed i sistemi della serie CLARiiON. RecoverPoint/SE offre inoltre la replica unificata dei dati di file e blocchi per la serie VNX
La famiglia RecoverPoint offre quindi una completa protezione dalla perdita di dati causata da eventi comuni quali guasti dei server, danneggiamento dei dati, errori software, virus ed errori degli utenti, nonché da eventi catastrofici che possono determinare l'arresto completo di interi Data Center.

Ultima versione RecoverPoint 4.0

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Il 30 aprile 2013 EMC ha annunciato pubblicamente la versione 4.0 di questo fantastico software, soluzione che consente il ripristino a qualsiasi point-in-time per ambienti di storage diversificati dentro e tra Data Center. EMC RecoverPoint 4.0 aggiunge i seguenti vantaggi :


  • Supporto di replica su più siti: per aumentare la disponibilità dei dati, EMC RecoverPoint consente di replicare un sito primario fino a quattro siti remoti (1:4). Protegge inoltre i dati all’interno delle filiali con una replica su più siti, dalle filiali a un sito centrale (4:1)


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  • Soluzione solo software: EMC RecoverPoint può essere ora configurato come soluzione solo software (un vRPA, virtual RecoverPoint Appliance), eseguita su una macchina virtuale VMware per ambienti meno complessi. L’appliance RPA (RecoverPoint Appliance) fisica viene configurata qualora occorra ottenere prestazioni superiori o il supporto di configurazioni su più siti.
  • Ripristino a qualsiasi point-in-time per operazioni VMware SRM (Site Recovery Manager)
  • SRDF insieme a EMC RecoverPoint per replica remota (CDP)
  • Aumento del throughput asincrono a 400 MB/s, grazie all’utilizzo di consistency group distribuiti
  • Aumento della capacità replicata da 300 TB a 2 PB per cluster EMC RecoverPoint
  • Aumento del numero di volumi protetti da 2.000 a 8.000 (8.192) con splitter EMC VPLEX ed EMC VNX
  • Supporto di replica sincrona su IP (rispetto a solo Fibre Channel prima della versione 4.0)
  • Supporto di API RESTful
  • Nuova e intuitiva interfaccia di gestione Unisphere per EMC RecoverPoint
  • I clienti possono eseguire l’upgrade a EMC RecoverPoint/SE

Conclusioni

Spero che le informazioni contenute in questo articolo siano state in grado di chiarire i punti di forza di questa soluzione di replica davvero unica: qui di seguito trovate una serie di documenti che ci sentiamo di consigliare a coloro che desiderassero approndire i temi trattati.

Massimo De Palma - Senior Systems Engineer

Link di  White Paper su RecoverPoint :


Ecco quello che dice Wikipedia su RecoverPoint:
http://en.wikipedia.org/wiki/RecoverPoint

Il mondo del WEB che cosa dice su RecoverPoint:http://virtualgeek.typepad.com/virtual_geek/2013/05/emc-recoverpoint-40virtualized-and-software-defined-for-more-goodness.html
http://www.storagereview.com/emc_announces_updates_to_vmax_and_recoverpoint_40
http://blog.clearpathsg.com/blog/bid/291378/RecoverPoint-4-0-Update-and-Best-Practices

Specification Sheet e data Sheet di RecoverPoint :


Sito EMC:  http://italy.emc.com/index.htm
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giovedì 24 ottobre 2013

EMC XtremSW Cache Performance Predictor (XPP)

Introduzione


EMC XtremSW Cache ™ è una soluzione EMC di flash-caching che migliora notevolmente le prestazioni delle applicazioni se abbinato a schede PCIe Flash. Si tratta di una soluzione di caching intelligente che sfrutta la tecnologia Flash implementata su server e il caching write-through per prestazioni dell'applicazione accelerate e protezione dei dati.
XtremSW Cache accelera le “reads” e non penalizza le “writes”, la funzionalità di “write-through” vengono mantenute sullo storage array di back-end per assicurare High Availability, integrità end-to-end, affidabilità dei dati e disaster recovery.
italy.emc.com/storage/xtrem/xtremsw-cache.htm

Come facciamo a prevedere  i benefici dell'utilizzo del SW?
Sarebbe interessante poter predire  come saranno le performance del nostro applicativo se decidessi di utilizzare XtremSW, ma prima di aprire il "borsellino".
... Si è vero, potremmo installare la demo e provarlo, ma occorre organizzarsi: un ambiente e risorse dedicate.
E moltiplicare l'effort per ogni ambiente che vorremmo testare. Invece con un semplice tool possiamo effettuare una simulazione e guardare i report comodamente seduti alla nostra scrivania.


XPP

XPP


L'EMC XtremSW Cache Performance Predictor (XPP) infatti è uno strumento progettato e realizzato per dimostrare i benefici di eventuale utilizzo del SW “EMC XtremSW “ nel proprio ambiente.
Utilizzando un normalissimo “host-side I/O trace” dal sistema operativo del server, lo strumento simula il funzionamento della cache EMC XtremSW e presenta informazioni statistiche.

Ad esempio i dati dal server si potranno raccogliere utilizzando strumenti come “Xperf” e “blktrace”.
“ XPP” poi eseguirà l'analisi dei dati sul server, o su qualsiasi altra macchina.

La versione di “XPP” rilasciata in Q4 2013 potrà anche effettuare la simulazione in Real Time.

Vediamo adesso un po' nel dettaglio come si utilizza ... anzi guardatelo voi direttamente qui sotto o scaricate il video dalla mia area Syncplicity How-to-use EMC XtremSW Cache Predictor Tool :






I risultati possono fornire una previsione/simulazione di miglioramenti possibili e aiutare l’utente nella stesura di un Business-Case che giustifica il costo della transazione rispetto all’utilizzo di tecnologia Falsh.

Un esempio di report lo trovate qui



XPP oggi supporta gli ambienti Windows e Linux:

              • Windows 2008 SP2, 
              • Windows 2008 R2 SP1, 
              • Windows 2012
              • RHEL 5.x 
              • RHEL 6.x

E’ scaricabile gratuitamente per gli utenti registrati al sito
support.emc.com o in alternativa potete chiedere al vostro SE  EMC di riferimento.









RIASSUMENDO …


Previsione sui miglioramenti delle performance ? …
Sulla base di analisi di tracce lato host
Non è richiesta alcuna scheda PCIe o SW a pagamento
Facile da usare e gratuito
Pianificazione e dimensionamento di quale ambiente ? …

Osserva il report ottenuto in dettaglio
Scegli le LUNs più appropriate da accelerare

Qualche documento e link per approfondire :
XtremSW Cache - Panoramica
XtremSW Cache - DataSheet
XtremSW Cache (US List Price)
XtremSW EMC community
XtremSW Tech Overview
XPP - Technical Note






By @dtdavide





martedì 22 ottobre 2013

Le "nuove" applicazioni nel mondo storage e la risposta di EMC

Ho il piacere di essere l’Account Systems Engineer di uno dei principali Gruppi Industriali italiani.
Da questo osservatorio privilegiato posso notare alcuni fenomeni recenti che interessano principalmente il mondo applicativo, ma che hanno già o avranno ricadute a breve sul mondo IT ed in particolare per quanto ci riguarda, sulla componente Storage.
Li elenco di seguito:

  • Microsoft Exchange 2013
  • SAP Hana
  • Oracle & Exadata

Microsoft

Con l’ultima versione di Exchange è particolarmente aggressiva sui Clienti con l’approccio basato su “Server e dischi interni”. L’idea alla base del loro messaggio è semplice : il nuovo Exchange è talmente leggero e prestazionale che non serve avere infrastrutture Storage dedicate (o condivise) tutto puo’ essere tranquillamente gestito da soluzioni a basso costo locali, tanto ci sono meccanismi di replica nativa. La ridondanza è quindi garantita.

La risposta di EMC è ovviamente diversa: la soluzione DAS/dischi interni fa crescere il TCO (Total Cost of Ownership) rispetto a soluzioni SAN e moltiplica inutilmente la quantità di dato oggetto di replica (un recente documento di Wikibon illustra in dettaglio come questo si realizza).

E’ stato infatti dimostrato come nelle soluzioni EMC, siano esse basate su VNX o VMAX, il numero delle copie necessarie per l’affidabilità del dato si riduce drasticamente, grazie alla resilienza delle citate piattaforme Storage (rispettivamente 99,9998% e 99,999%) .

Per raggiungere un elevato livello di Flessibilità e Agilità occorre utilizzare funzionalità di Virtualizzazione, siano esse VMware o Hyper-V, che richiedono ‘Shared Storage’ e che sono sfruttate al meglio nelle configurazioni SAN.

Affidabilità e DR: lo ‘Shared Storage’ abilita anche ad una singola strategia di DR (RecoverPoint è in questo ambito la tecnologia ideale) e permette la consistenza anche tra differenti applicazioni.

A cio’ si aggiunge la possibilità di ottenere un RPO (Recovery Point Objective) ed RTO (Recovery Time Objective) di zero (0), utilizzando la tecnologia VPLEX per avere accessi active/active sia locali che Metro.

Infine da tenere in considerazione che VNX si integra con AppSync e Kroll ItemPoint per ottenere un granulare restore/recovery e che gli Storage Pool di VNX sono uno strumento estremamente semplice e flessibile per gestire le capacità e le crescite degli ambienti Exchange, specialmente quelli medio grandi.

La possibilità di usufruire del medesimo Storage già esistente ed utilizzato da altre applicazioni, aggiungendo il nuovo ambiente Exchange significa un rapido tempo di implementazione e poter beneficiare di soluzioni Storage ad alto valore quali per esempio , il Virtual Provisioning ed il FAST (Fully Automated Storage Tiering) e la FAST Cache (VNX).

In presenza di una nuova infrastruttura Exchange 2013, un altro approccio per competere ed ottenere i migliori risultati di TCO, è quello di posizionare una soluzione basata su multipli VNX di fascia entry ( il VNX5200 o VNX5300), che permettono di ottenere un costo di acquisizione interessante rispetto al sistema di fascia alta VNX (7500, 7600 o 8000) ed al contempo quindi, pur avendo le medesime protezioni ed affidabilità dei sistemi maggiori, hanno un prezzo di ingresso piu’ simile a quello delle architetture proposte da Microsoft /DAS-dischi interni.

Sap Hana

L’evoluzione di SAP verso le applicazioni In-Memory introducono sicuramente notevoli vantaggi prestazionali per il Business.
E’ vero infatti che i valori ottenuti con questa applicazione raggiungono livelli molto interessanti. Per contro, la componente Storage tende a diventare poco significativa e si arriva ad avere piccoli Storage integrati nella Soluzione (tipicamente VNX di fascia bassa), che spesso è “chiusa”, ovvero già definita in modo poco flessibile. In questi sistemi la potenza computazionale CPU / memoria tende ad avere la massima rilevanza.
EMC suggerisce per i Clienti Enterprise, di chiedere a SAP di partecipare al programma per i Clienti chiamato TDI (Tailored DataCenter Integration) .
Scopo di questa iniziativa è quello di certificare la soluzione SAP Hana su piattaforme Storage già presenti presso i Clienti. In questo modo si ottimizzano gli investimenti e si evitano di creare quei “Silos Verticali Applicativi” , il cui proliferare potrebbe creare difficoltà di gestione all’interno dei Data Center.
In questo caso si potrà beneficiare dei vantaggi di Virtual Provisioning, FAST, XtremCache, unitamente alle soluzioni di replica Storage del dato sincrona MirrorView/s o SRDF/S.
A ciò si aggiunge una soluzione di Backup certificata SAP Hana, basata su Data Domain, sistema di deduplica in-line Leader di Mercato (IDC PBBA* Giugno 2013, 58,9%).
La combinazione di questi fattori rende la proposizione EMC estremamente interessante e superiore a quanto offerto dai principali competitor.

Purpose Built Backup Appliance

Per quei Clienti che non possono partecipare al programma TDI, o preferiscono l’approccio “Appliance” con soluzioni Building Block, EMC propone l’ opzione VBlock entry level:


Questa soluzione basata sulla VBlock Converged Infrastructure permette di avere dei sistemi specializzati per SAP Hana (con all’interno sistemi VNX), “Fully Certified”, “Factory Loaded” e pre “Tested”
Completano la famiglia VBlock i sistemi di fascia alta, che arrivano a 9-12 nodi (4.0-5,5 TB) e 13-16 nodi (6.0 – 7.5 TB).

Oracle

Sta cercando aggressivamente di proporre soluzioni “Lock-in” (Exadata in primis), specialmente ai Clienti che hanno ELA/ULA significativi: all’interno del rinnovo delle licenze cercano di vendere o più spesso "regalare" un sistema Exadata.

Per il Cliente questo non è affatto un vantaggio: la soluzione “embedded” Exadata ha significativi punti di sofferenza, tra i quali spicca il tema del backup (e soprattutto del Restore), il Disaster Recovery, l’Affidabilità complessiva, il doversi legare a Release specifiche del Database ed a tecnologie “proprietarie” Lock-in HW e SW.

Invece EMC propone di appoggiare i DB basati su Oracle su piattaforme Storage estremamente
affidabili, sicure, veloci, dotate di meccanismi di backup con deduplica, completamente Open, siano esse VMAX o VNX. Ma ancora prima suggerisce ai Clienti di Virtualizzare e di risparmiare conseguentemente sui costi di Licenze, Operativi ed incrementando cosi’ la flessibilità degli ambienti.

La virtualizzazione degli ambienti Oracle infatti porta almeno 5 vantaggi:
  • Riduzione dei costi associati alle Licenze (ROI)
  • Prestazioni superiori e maggiore efficienza per i DBA
  • Implementazione di nuovi ambienti (Server e Oracle) e dello Storage in pochi minuti
  • Continuous Application Availability (in particolare con VPLEX e RecoverPoint, vedi sotto) multi Site, due o 3 siti.
  • Standardizzazione (Virtualizzazione ed eventualmente soluzione VBlock Converged Infrastructure)
Tecnologicamente FAST e la FAST Cache apportano dei sostanziali benefici prestazionali richiesti, mentre l’ aggiunta della virtualizzazione di VPLEX, è in grado di offrire una superiore flessibilità operativa e di continuità del Business rispetto alle soluzioni Oracle Exadata. Mi riferisco in particolare alla possibilità di ottenere per ambienti Database Mission Critical, livelli di RPO ed RTO = zero, in congiunzione a RecoverPoint per la disponibilità applicativa continua sul 3° Sito.

Conclusioni:

Come emerge da questo sintetico documento, maturato da esperienze reali sul campo, la presenza di nuove proposte applicative potrebbe impattare le tradizionali aree di focalizzazione di EMC, ma in realtà grazie alle Soluzioni che propone è in grado di offrire molto di piu’ rispetto ad approcci poco ottimizzati (Exchange – TCO) ,o troppo esposti sulla parte computazionale/prestazionale e meno sulle infrastrutture Storage (SAP HANA) , o che creano pericolosi “punti di Lock-in proprietari” (Oracle Exadata).
Da sempre invece la missione di EMC è e resta quella di affiancare il Cliente e di supportarlo nell’ottimizzazione di quanto ha già disponibile presso i propri Data Center, offrendo soluzioni all’avanguardia in tema di Virtualizzazione, Alta Affidabilità e Business Continuity, Prestazioni , Backup & Restore deduplicanti.
Inutile dire che avere sempre un’approccio ‘Consultant’ nei confronti dei Clienti permette di apparire seri e credibili anche quando si affrontano argomenti su ambiti non propriamente all’interno della propria sfera di competenza.

Eugenio Manini
eugenio.manini@emc.com

venerdì 18 ottobre 2013

Come EMC Syncplicity aiuta le aziende nella comunicazione

Dall’intreccio tra informatica e telecomunicazioni è nata la telematica e con essa una nuova possibilità: lo studio, la formazione e la condivisione a distanza.
Negli ultimi anni la “Distance Learning” (D.L.) o formazione a distanza, è diventata elemento di grande interesse grazie allo sviluppo di tecnologie multimediali e di sofisticati sistemi di comunicazione, che hanno determinato modifiche in ogni tipo di attività umana.
Etimologicamente il termine comunicare significa, infatti, “porre in comune”; comunicare rappresenta un’interazione fra uno o più soggetti che si scambiano informazioni, ricorrendo oltre alle parole, a segnali come gesti, espressioni mimiche, posture etc. Questo vocabolo assume quindi due funzioni essenziali:
  • indica il muoversi nel mondo, compiere attività comuni, colui che agisce nel mondo e col mondo.
  • descrive l’interazione sociale, la quale pone l’individuo in contatto con gli altri attori sociali.
Oggi, con l’evoluzione tecnologica che ha “inserito” in ogni tasca dispositivi multimediali mobili (tablet, smartphone) che generano miliardi di contenuti multimediali e moltiplicato le fonti di informazione, la comunicazione viene intesa come una condivisione di conoscenza in tempo reale fruibile da tutti in ogni angolo del globo.

EMC, società leader in soluzioni tecnologiche, può aiutare le aziende in un campo così strategico fornendo strumenti che semplificano la gestione, la condivisione e l’aggiornamento, di questa esplosione di informazioni e conoscenza.
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Aumentare la vocazione mobile dell’azienda per trarre vantaggio economico da questa evoluzione del mondo web è un’opportunità che si può e si deve cogliere: le aziende possono sostenere la forza lavoro garantendo ai knowledge worker di potersi muovere facilmente da un canale all’altro condividendo i contenuti e usando strumenti facili, funzionali, comodi, efficienti e sicuri per collaborare.

Tutto questo può essere realtà con l’utilizzo della soluzione EMC Syncplicity.

Syncplicity è la Piattaforma di Sync & Share di EMC specificatamente progettata per l’uso aziendale, consente la condivisione di documenti fra più dispositivi sia mobili sia sui PC in modo sicuro e di lavorare sui documenti sia quando si è connessi alla rete sia offline.

Questa esigenza è partita dal settore consumer ma non è mai stata importata nelle aziende per l’inaffidabilità e le falle nella sicurezza che uno strumento simile avrebbe potuto causare.

Syncplicity, al contrario, può essere definito come il “dropbox aziendale” a livello Enterprise perché aggiunge alla condisione caratteristiche di sicurezza professionali uniche nel settore.

L’architettura è scalabile e multitenant può essere direttamente nel cloud o in on-premise mode mantenendo nel proprio datacenter l’informazione su storage EMC VNX, EMC ISILON, EMC ATMOS.

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Se volete approfondire l'argomento potete visitare la pagina web di Syncplicity

Andrea Gallo
NAS SE Specialist

giovedì 17 ottobre 2013

Take it Easy – Sizing made simple (and Free of Charge)

Il mondo dell’IT ci ha abituati ad una velocità di sviluppo paragonabile a quella delle auto di Formula 1.
Le richieste di clienti e responsabili seguono generalmente questa linea, budget permettendo, e le possibiltà di scelta delle funzionalità dell’infrastruttura sono sempre di più.
Che siano pronunciate alla macchinetta del caffè, o nell’ufficio del CIO, le seguenti frasi incutono sempre maggior timore nella testa di Sistemisti, IT Manager, Storage Manager:

  • “Dobbiamo migrare a Exchange 20xx”
  • “Sta per scadere la manutenzione dei sistemi Storage, bisogna iniziare a pensarci”
  • “Dovremmo effettuare un replatforming su piattaforma Open dei nostri database (Oracle ad esempio)”.

Tornando alla propria scrivania si inizia a sentire quella sensazione di ansia, con tantissimi pensieri relativi ad ogni componente infrastrutturale di cui dovremo gestire l’evoluzione. Ma soprattutto, se quanto stiamo pensando sia corretto e strategico (e magari possa semplificarci la giornata lavorativa).

Se potessimo approcciare queste attività con tranquillità ed il supporto di Specialisti pronti a consigliarci la migliore strategia?
Se fosse anche gratuito e senza impegno? Come?

In tre, semplici, passi:



EMC è a disposizione di Clienti e Partner per analizzare la configurazione attuale:
  • che sia EMC o di un altro fornitore;
  • che sia relativa all’ambiente Storage o Applicativo;
  • che sia una semplice migrazione o un complesso replatforming;
Garantendo una analisi precisa e consistente basata su dati reali, e comprendente le seguenti aree tecnologiche:
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Non vi sembra vero? Ecco alcuni esempi:


 
Per ottenere i risultati illustrati è sufficiente contattare il vostro Partner di fiducia o il vostro referente EMC: sarete in questo modo aiutati nella gestione dell’attività di raccolta dei dati.


EMC mette a disposizione dei propri clienti delle guide passo-passo e degli script automatici da eseguire per ognuna delle tecnologie illustrate precedentemente.

Attivato il collezionamento dei dati, sarà sufficiente inviare i file di output ai vostri referenti EMC o Partner i quali li analizzeranno e produrranno per voi una presentazione ad-hoc e relativa all'analisi svolta.
Sarà anche prodotto un file excel contenente tutti i dati illustrati nella presentazione: questo vi permetterà di analizzare fino al dettaglio più approfondito il funzionamento dell’ecosistema applicativo ed infrastrutturale, aumentando la certezza dell’acquisire la tecnologia giusta e senza sprechi. È anche su queste basi che si fonda la fiducia reciproca EMC-Cliente.

Infine, per gli utenti sempre in movimento, siamo anche Mobile! Questo vi permette di poter effettuare le analisi ovunque voi siate ed ottimizzando una delle nostre risorse più preziose: il tempo.



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Cosa aspetti? Abbraccia il cambiamento!

SC

Maggiori informazioni disponibili presso:
http://www.emc.com/campaign/efficiency-assessment/index.htm
https://community.emc.com/community/partner/wpa

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BIG DATA CONFERENCES 2013 - Roma, 24 Ottobre 2013


BIGDATA CONFERENCES 2013
The Business Value of Data

Roma, 24 Ottobre 2013





Per accompagnare le aziende a capire le potenzialità dei modelli di BI Analitycs, Business International riunisce il 24 ottobre a Roma la community ICT e le altre funzioni aziendali strettamente collegate (HR, MKg AFC) al BIG DATA CONFERENCE.

Key Topics:
  • Business e Trend di mercato: Big Data e Business Analytics
  • Come creare un BIG Data Ecosystem nella propria azienda?
  • Come scegliere una soluzione Analytics che soddisfi gli obiettivi di business?
  • Big Data Enterprise: Opportunità e Sfide per il 2013
  • L'implementazione dei Big Data come vantaggio competitivo
  • In cammino verso l’utilizzo dei Big Data
  • Le 3 V del Big Data: VOLUME, VELOCITA’ e VARIETA’
  • Big Data, grande opportunità e grande rivoluzione
  • Il Big Data nel Retail: prezioso alleato per conquistare un vantaggio competitivo
Per maggiori informazioni consultate la pagina dell'evento:

mercoledì 16 ottobre 2013

La tecnologia Flash cambia il mondo dello Storage: un ventaglio di possibilità

L’utilizzo di dispositivi a Stato Solido per l’immagazzinamento dei dati non è un concetto nuovo nell’Informatica; le prime soluzioni di questo tipo erano basate su memorie di tipo DRAM e risalgono agli anni ’70 ed anche prima.

Rispetto ai supporti magnetici, lo Stato Solido presenta molteplici benefici (maggiore compattezza, minori consumi e soprattutto prestazioni molto più elevate), ma anche costi molto più elevati che ne hanno storicamente ristretto l’utilizzo ad un ambito ristretto - tipicamente nel campo dei Super-Computer.

Le cose stanno rapidamente cambiando con l’introduzione delle Memorie Flash, che hanno prezzi decisamente più bassi delle DRAM (ed in costante discesa); ciò rende finalmente possibile l’introduzione dello Stato Solido nel Data Center, anche se il divario di prezzo tuttora esistente verso i dischi tradizionali impone di motivare in maniera rigorosa l’investimento al management.

Per questo motivo è  necessario un impiego ragionato delle nuove tecnologie, che riesca a sfruttare nel modo migliore la loro “potenza di fuoco”.

Figura 1: Densità  di I/O al secondo per GB

Le possibilità di impiego dello Stato Solido come Storage includono:

Gli Storage “ibridi”

Sono Storage che possono essere configurati con una percentuale variabile di dischi a Stato Solido e dischi magnetici tradizionali (FC, SA e/o SATA). Questi Storage dispongono anche di funzionalità software in grado di spostare automaticamente i dati tra dischi di diversa tecnologia in funzione dei profili di carico, il tutto in maniera trasparente alle applicazioni.
Le situazioni d’impiego tipiche per questo tipo di Storage sono i carichi di lavoro di tipo misto (letture e scritture, random e sequenziali) e variabile nel tempo, e che possono tollerare occasionali piccole variazioni dei tempi di risposta. Rientrano in questa casistica i Data Warehouse, i Data Base OLTP, la Posta Elettronica, e ogni possibile loro combinazione.

Sia gli Storage Enterprise (VMAX) che gli Storage Unified (VNX) di EMC rientrano in questa categoria. I benefici degli Storage Ibridi sono stati già approfonditi in questo Blog nel post Gestione dinamica dei dati: dall'HSM a FAST VP e, per quanto riguarda specificamente la piattaforma VNX, nel post Performance On Demand con Next Gen VNX

Storage “All-flash”

Sono Storage interamente configurati con dischi a Stato Solido, come EMC XtremIO.
Al contrario degli Storage “Ibridi”, EMC XtremIO è ottimizzato per l’utilizzo esclusivo delle memorie Flash, adottando una serie di accorgimenti per rendere più efficace l’utilizzo dello spazio disponibile e ridurre al minimo le scritture fisiche.

Su questo aspetto è utile ricordare che per le memorie Flash le operazioni di scrittura sono decisamente più onerose delle letture. Le scritture, infatti:
  • sono più lente delle letture;
  • tendono ad usurare le memorie Flash (la durata di una memoria Flash dipende direttamente da quante volte questa viene riscritta);
  • in caso di scrittura su aree già scritte in precedenza richiedono un “erase” preventiva. Anche se l’erase viene svolto in background ed in maniera asincrona rispetto alle scritture (algoritmi di garbage collection), è un processo consuma risorse e può creare temporanei rallentamenti.
Gli accorgimenti adottati da XtremIO per ridurre il numero di scritture fisiche sono molteplici:

  • Deduplica on-line: la deduplica avviene in memoria: XtremIO analizza le scritture in ingresso, riconosce se i dati sono già presenti ed in questo caso si limita a creare un nuovo puntatore al blocco già scritto, senza effettuare nessuna nuova scrittura
  • Distribuzione Automatica dei Dati: il posizionamento dei nuovi dati in ingresso è distribuito in modo da utilizzare equamente tutte le memorie Flash, indipendentemente dalla posizione che il blocco ha per il server
  • Protezione dei dati ottimizzata per Flash: XtremIO adotta algoritmi proprietari (in attesa di brevetto) che forniscono un livello di protezione analogo al RAID 6, ma che richiedono un numero di scritture inferiore ed hanno prestazioni superiori a qualsiasi algoritmo RAID esistente.

Oltre a questi accorgimenti, XtremeIO presenta altri vantaggi legati all’adozione della tecnologia Flash: non necessita di Tuning (grazie alla distribuzione automatica), ha consumi più bassi (grazie all’assenza di dispositivi rotanti), supporta snapshot estremamente efficienti (grazie alla deduplica.

Le situazioni d’impiego tipiche per gli All-Flash riguardano applicazioni che richiedono prestazioni elevate ed assolutamente costanti nel tempo, con un profilo di carico estremamente randomico (che potrebbe rende poco efficaci gli algoritmi di spostamento automatico degli Storage Ibridi). Rientrano in questa casistica ambienti di Virtual Desktop (VDI), server farm virtuali ad alta densità, database critici per applicazioni real-time.

Storage Flash installato localmente sui Server

L’ultima tipologia di Storage a Stato Solido è quella delle schede Flash da installare direttamente sui server, come le EMC XtremSF PCIe flash card. Queste schede fungono da acceleratori di IO, attraverso due meccanismi:
·         Possono essere utilizzate come dischi locali al server, accessibili in lettura e scrittura per dati che non hanno necessità di essere immagazzinati su Storage esterni (configurazione come Direct Attached Storage, o DAS). Questa soluzione ha il vantaggio di avere i migliori tempi di risposta sia in lettura che in scrittura, ma impone di rinunciare ai vantaggi degli Storage esterni: maggiore protezione dei dati, possibilità di far gestire allo Storage i Cloni e le Repliche Remote senza utilizzare risorse dei server, la possibilità di riallocare lo spazio disco da un server ad un altro, la possibilità di condividere lo Storage tra più nodi di uno stesso cluster.

Figura 2: utilizzo di XtremSF come DAS

·         Possono essere utilizzate come Cache di sola lettura a bassissima latenza per dati che risiedono comunque su Storage esterni. In questo caso si mantengono tutti i benefici legati all’utilizzo di Storage centralizzati, ma al contempo si accelerano enormemente le prestazioni delle applicazioni (tipicamente le letture costituiscono il 70%-80% delle IO complessive). Nella configurazione come Cache, uno strato Software elabora le statistiche di accesso ai dati e si preoccupa di gestire la “promozione” dei dati più acceduti in Cache.

Figura 3: XtremeSF utilizzato come Cache

E’ anche possibile partizionare la scheda in modo da utilizzarne una parte come disco locale (DAS), ed una parte come Cache, come descritto nella figura seguente.


Figura 4: XtremeSF utilizzato in modalità mista

Le situazioni d’impiego tipiche per questo tipo di Storage sono i carichi altamente transazionali e che necessitano di alte prestazioni, di solito associati con applicazioni web 2.0, virtual desktop (VDI) non persistenti, high-performance computing (HPC), e applicazioni di trading. Hanno un impiego anche come acceleratori di applicazioni di reporting, data analytics, data modeling ed altri carichi che possono determinare picchi periodici sui server.


Conclusioni

Le esigenze delle applicazioni in termini di prestazioni e di affidabilità dei dati (garantita da ridondanza, repliche locali e repliche) possono essere molto differenti. Potenzialmente ogni applicazione potrebbe trarre vantaggio dall’impiego di tecnologia Flash, ma occorre ponderare bene le scelte per massimizzare il ritorno sull’investimento.
Nel corso degli ultimi anni EMC non solo è stata un pioniere nell’adozione della tecnologia a Stato Solido nel campo dello Storage, ma ha sviluppato un portafoglio ampio ed articolato di prodotti per consentire ai clienti di impiegare questa tecnologia nella maniera più idonea a rispondere alle loro esigenze.

Icilio Pascucci


martedì 15 ottobre 2013

Migrazione contemporanea di tre nodi di un Oracle RAC con vMotion

Sempre più clienti utilizzano Oracle all'interno di ambienti virtualizzati allo scopo di standardizzare la propria architettura, migliorare l'efficienza dei sistemi e incrementare la velocità di rilascio dei nuovi ambienti. La nuova versione di vSphere 5.1 permette di ospitare macchine virtuali (VM) con 1TB di RAM e 64 vCPU, con enormi capacità di I/O: anche gli ambienti più critici possono oggi essere realizzati in architettura virtualizzata. Proprio per le realizzazioni a più alta affidabilità, la scelta di utilizzare Oracle RAC diventa quasi obbligatoria: in ambiente VMWare i nodi RAC possono essere rapidamente implementati come VM, ed in modo completamente trasparente per i DBA (questo è uno dei punti di forza della virtualizzazione).

Una volta inserito un ambiente RAC in vSphere, diventano immediatamente disponibili alcuni servizi unici di questa piattaforma, quali ad esempio la vMotion: si tratta della possibilità di spostare una VM da un server ad un altro in modo totalmente trasparente come descritto nella figura qui sotto.


Cosa succede lato Oracle RAC quando viene attivata la vMotion ? Assolutamente nulla, in quanto questa funzione è "trasparente" per l'ambiente Oracle: le attività del RAC continuano senza alcun disservizio (e ancora una volta, per i DBA non è necessario nessun intervento).

In un recente studio realizzato da Principled Technologies è stato analizzato questo scenario di vMotion, arrivando a verificare la movimentazione contemporanea di tre nodi di un cluster RAC: come descritto dall'immagine sottostante, un RAC a tre nodi è stato sottoposto ad una vMotion contemporanea di tutti e tre i nodi mentre veniva generato un carico di lavoro di tipo TPC-C.


E' evidente che questo scenario non rappresenta una condizione che ci aspettiamo di osservare nell'operatività quotidiana, ma si tratta di un caso limite che mette bene in luce le capacità e la "robustezza" della piattaforma VMWare anche di fronte ad un ambiente sensibile alle variazioni quali Oracle RAC.

Quali i risultati ottenuti ? In tutti gli scenari analizzati (vMotion singola, doppia e tripla), il carico TPC-C ha continuato ad essere erogato senza alcun disservizio. In termini di impatto, ovviamente, il carico TPC-C è diminuito durante la migrazione, ma anche nel caso peggiore, la tripla vMotion, il carico è tornato ai livelli pre-migrazione in qualche minuto (350 secondi per la precisione).

I risultati completi dello studio e tutti i dettagli dell'architettura utilizzata sono disponibili in questo documento:
http://www.principledtechnologies.com/VMware/vMotion_Oracle_RAC_1013.pdf

GZ

Le presentazioni di EMC all'OracleOpenWorld 2013 disponibili online.

La partecipazione di EMC all'OracleOpenWorld 2013 è stata un successo spettacolare, con 13.000 visitatori al nostro booth: EMC ha presentato la sessione #1 in termini di numero di partecipanti, e tre delle nostre sessioni sono nella top 5. E' a nostro parere una chiara dimostrazione dell'importanza di EMC per i clienti Oracle: nonostante le aree di competizione, Oracle ed EMC collaborano da 18 anni nella creazione di architetture per i database senza uguali, nel mondo Open, in termini di affidabilità, prestazioni e flessibilità.

Sono da poco state rese disponibili sul sito Oracle le presentazioni viste nelle sei sessioni EMC: qui di seguito trovate i link alle pagine degli abstract, dalle quali potete scaricare i PPT. Per tutti coloro che non sono riusciti a partecipare all'evento si tratta di un'ottima occasione per valutare la sinergia tra Oracle ed EMC. Buona lettura!


Se volete sapere qual'è stata la sessione #1 all'OOW13, ecco la risposta: "Make Oracle Backups up to 50 Percent Faster with Deduplication and Oracle RMAN"; la protezione dei dati è ancora un tema molto importante per i clienti.



lunedì 14 ottobre 2013

EMC VNX di seconda generazione

Dopo il travolgente successo della prima generazione di VNX (più di 74000 unità VNX/VNXe vendute dal lancio fino al secondo trimestre 2013),  EMC ha annunciato pubblicamente all’inizio dello scorso Settembre (tra l’altro proprio in Italia e più precisamente a Milano) la seconda generazione dei sistemi VNX.

La nuova piattaforma prosegue con la filosofia “Unified” dei precedenti VNX, ma cambia radicalmente dal punto software: l’innovazione consiste nel nuovo sistema operativo, chiamato MCx.

Cosa c’e’ di nuovo e speciale in questo MCx  ?  Tanta innovazione tecnologica !

Il software MCx è uno sviluppo da zero che sostituisce completamente la logica basata sui sistemi operativi Flare® (ambiente operativo dei CLARiiON e della prima generazione di VNX). Il concetto alla base del nuovo software consiste nel distribuire i processi di sistema (gestione Raid, I/O, Cache, Fast Cache etc.) utilizzando in parallelo tutti i core dei processori a disposizione dello storage. 

Questo utilizzo simmetrico delle risorse computazionali, consente di sfruttare al massimo la potenza elaborativa dei processori, aumentando linearmente le prestazioni con l’arrivo delle future generazioni di processori, secondo la legge di Moore le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi, tutto questo senza apportare modifiche al codice di sistema. Tutto questo non possibile con il resto delle soluzioni storage “tradizionali”.



L’architettura della cache di storage è stata ripensata, ed è stato creato un nuovo potente motore multi-core adattivo che gestisce dinamicamente i carichi di lavoro delle letture e scritture siano esse sequenziali o randomiche, che adegua il proprio comportamento e si ottimizza in tempo reale in funzione del carico di lavoro. Sono stati inoltre ridefiniti i layer della cache in modo da ridurre al minimo i tempi di latenza nelle operazioni di lettura e scrittura sfruttando in modo ottimale la tecnologia SSD (MultiCore Cache, FastCache e Raid), il nuovo VNX è un sistema pensato per l’utilizzo dell’elettronica FLASH. 

L’hardware dei controller è di ultimissima generazione: CPU Intel Sandy Bridge fino a 32 cores, bus PCI express GEN3 a 32 vie (CMI bus).

Qual è dunque il risultato di questa combinazione Hardware e Software ? Giudicate voi….


Prestazioni impressionanti dal punto di vista numerico, con un aumento da 4 a 5 volte del numero di operazioni al secondo (a seconda del contesto di carico di lavoro) ed una riduzione dei tempi di risposta del 70% rispetto ai VNX di prima generazione, infine con un aumento fino a 1500 dischi nel modello top di gamma VNX8000. Questi miglioramenti rimettono in discussione alcune logiche di posizionamento competitivo rispetto ad altri prodotti della concorrenza considerati “high-end”. Anche lo spettro delle soluzioni storage per applicazioni in contesti block e file-oriented storage, in virtù del supporto protocollo SMB 3.0 oltre che al consolidato NFS, con maggiori performance e livello di servizio) ottimo nei contesti di virtualizzazione laddove si ricerca maggiore flessibilità e riduzione dei costi.

Dal punto di vista delle funzionalità MCx migliora gli automatismi del FastVP (tiering automatico strutturato su 3 livelli di storage per le LUN ed i file system), rendendo più veloce, efficiente e conveniente il sistema VNX: 
  • Granularità dell’unità minima di spostamento da un tier ad un altro pari a 256MB
  • Introduzione all’interno della piattaforma VNX dei dischi eMLC (per la componente FastVP)
  • Ottimizzazioni in tempo reale dalla FASTCache con dischi Flash SLC (con chunk da 64KB)
Infine è stata implementata la funzionalità di deduplica a livello di blocchi (a segmento fisso e post-processing) consente di ridurre ulteriormente lo spazio utilizzato dai volumi e le unita logiche, senza impattare sulle prestazioni, abilitando un’ulteriore riduzione dei costi totali della soluzione VNX, con minori consumi ed ingombri di spazio fisico.

Per approfondimenti sulla nuova generazione di storage VNX vedere il link seguente:

Marco Galanti




martedì 8 ottobre 2013

Rilasciati i nuovi plug-in per Oracle 12c

E' da oggi disponibile il nuovo plug-in storage per Oracle 12c per la piattaforma VNX.

L'obiettivo di questo plug-in è quello di collegare gli elementi logici di un database (ad es, schemi, datafiles) con la piattaforma storage sottostante, rendendo trasparenti le componenti tecnologiche coinvolte. DBA e amministratori dello storage hanno quindi uno strumento comune con il quale analizzare le informazioni in merito alla configurazione, performance e disponibilità dei database Oracle mettendole in relazione con le corrispondenti componenti storage. Un semplice esempio: se una particolare query sembra non essere performante come da attese, individuare quali sono gli elementi storage coinvolti (porte front-end, pool, LUN, singoli dischi) con il nuovo plug-in è immediato e non richiede alcuna competenza dei dettagli implementativi: l'interfaccia grafica permette di collegare gli elementi del database con la sottostante piattaforma storage in modo rapido ed intuitivo.
Le informazioni raccolte dal plug-in possono essere ovviamente consolidate in OEM (Oracle Enterprise Manager), permettendo delle analisi sia reattive (root cause analysis), sia proattive.

Il plug-in è disponibile per il download gratuito, insieme alla guida di installazione, al seguente indirizzo:

VNX Storage Plug-in for Oracle Enterprise Manager 12c .

vnx-home-page.png

Il nuovo plug-in segue di poco il rilascio del corrispettivo plug-in per la piattaforma VMAX, disponibile al seguente indirizzo:

VMAX Storage Plug-in for Oracle Enterprise Manager 12c

revised OEM 12c VMAX Storage Plug-in.jpg

giovedì 3 ottobre 2013

ViPR è arrivato!

Se avete seguito gli ultimi annunci di EMC, sapete che ViPR è disponibile in GA dal 1° Ottobre . ViPR è un nuovo approccio alla gestione dello storage, che trasforma le diverse piattaforme storage fisiche (EMC e non) in una nuovo virtual storage semplice, estensibile e open.

ViPR sarà uno degli argomenti centrali del nostro EMC Forum a Milano (il 14 Novembre, non mancate!), dove potrete vederlo all'opera nei nostri vLab. Nel frattempo, se volete iniziare ad approfondire il tema del Software-Defined Storage ecco alcuni suggerimenti:


Nei prossimi giorni approfondiremo il tema su questo nostro blog: nel frattempo buona lettura!



mercoledì 2 ottobre 2013

Infrastruttura Convergente

Infrastruttura Convergente: Server, applicativi e storage in un’unica piattaforma 

L’infrastruttura IT è diventata l’ossatura portante di molte aziende supportando una molteplicità di applicazioni e abilitando le diverse esigenze del business.
Oggi molte aziende acquistano, disegnano ed implementano autonomamente la loro infrastruttura IT. Col passare degli anni queste architetture si sono evolute in una serie di complesse soluzioni hardware e software che sono state ottimizzate ed integrate ad hoc per raggiungere gli obiettivi di performance ed affidabilità relative alle diverse applicazioni. Queste necessità di fine tuning e personalizzazione hanno posto una significativa pressione sullo staff e sul budget IT. Il risultato è che le aziende hanno cercato di intraprendere un percorso di standardizzazione, automazione e semplificazione dei processi allo scopo di ridurre i costi e aumentare l’agilità delle divisioni IT.

Un primo passo verso la realizzazione di questa visione di semplificazione è stata l’adozione della virtualizzazione che ha portato ad una riduzione delle complessità e ad un aumento della agilità dell’infrastruttura.

E’ diventata quindi sempre più forte la necessità di piattaforme virtualizzate, costituite da strati hardware e software, stabili e affidabili. Questo è dovuto all’aumento dei server virtuali ma anche alla agilità nell'erogazione dei servizi che questo tipo di piattaforme hanno esibito sin dal loro ingresso sul mercato. L'obiettivo delle aziende in questo caso è essere pronte ad erogare, nel minor tempo possibile e con la maggiore efficacia, servizi innovativi a supporto dei nuovi modelli di business.

Oggi le aziende devono affrontare le difficoltà derivanti dall'integrazione di server, storage e networking anche per la creazione di un'infrastruttura virtuale, la cui gestione giornaliera risulta complessa e costosa. Una eventuale indisponibilità delle applicazioni causata dai tempi di inattività pianificati e non pianificati pone dei limiti alla produttività, incidendo negativamente sul budget IT e sulle risorse impiegate.

Le  preferenze delle aziende si stanno quindi concentrando intorno a soluzioni di tipo convergente ove parte computazionale, rete e storage sono preassemblate (direttamente da un hardware vendor o da un suo partner) con diversi gradi di integrazione a seconda delle soluzioni. L’obiettivo è di rimuovere complessità dalle architetture, permettendo alle aziende di focalizzarsi sulla parte cruciale dell’infrastruttura IT: le applicazioni aziendali. E’ stato infatti stimato (Server Team Survey IDC 2011) che queste attività di preintegrazionie delle componenti consuma fino al 23,3% del tempo dello staff IT: è quindi evidente il beneficio che questo tipo di architetture pre-ingegnerizzate può introdurre.

 Un'infrastruttura convergente consente alle aziende di consolidare server applicativi, rete e storage in un'unica piattaforma: facile da gestire, semplice da amministrare, nonché efficiente in termini di costo. Virtualizzando in questo modo i server è possibile eliminare i tempi di inattività, fornire alta affidabilità e massimizzare l'efficienza mediante la condivisione delle risorse di elaborazione tra le macchine virtuali.
I vendor offrono diversi tipi di infrastruttura convergente, ognuna con diversi gradi di integrazione ed elementi di valore per i propri clienti.

Due soluzioni affermate in questa categorie sono:

  • Infrastruttura completamente convergente 
  • Infrastruttura basata su reference architecture 

Infrastruttura completamente convergente 

Un’infrastruttura completamente convergente contiene di norma componenti di compute, storage e network che  vengono integrate direttamente in fase di produzione da un vendor. E’ quindi compito del vendor curare l'ingegnerizzazione, il disegno, l'evoluzione e il supporto della soluzione rendendola disponibile e supportandola come un singolo prodotto.


Gli elementi di valore di una soluzione di questo tipo afferiscono principalmente alla facilità di implementazione e di utilizzo.

Il loro valore non è però limitato a queste caratteristiche: infatti, come dimostrato da una ricerca di Enterprise Storage Group del 2011 condotta presso clienti di soluzioni completamente convergenti, i valori principali percepiti dagli utilizzatori sono: la velocità di utilizzo dell'infrastruttura (Time To Market), la semplicità della gestione integrata e l'abbassamento del TCO. A questi si affianca un significativo aumento delle performance e una riduzione delle risorse necessarie alla gestione e all'integrazione dell'architettura virtuale

Infrastruttura basata su Reference Architecture

L'altra soluzione è l’infrastruttura virtuale basata su reference architecture. il cliente in questo caso può scegliere una serie di reference architecture pre-validate da un vendor hardware. Queste vengono poi installate da partner certificati che integrano tecnologie di elaborazione, virtualizzazione, networking, storage e data management secondo le best practices fornite dal vendor.
Questo tipo di soluzioni sono semplici, efficienti e flessibili ma offrono un livello di integrazione meno raffinato rispetto alle soluzioni completamente convergenti.

Entrambe le soluzioni (completamente convergenti e reference architecture) possono essere preintegrate con una efficace infrastruttura di backup o di disaster recovery. In questo modo non solo i carichi di lavoro IT sono ospitati su infrastrutture affidabili ma sono protetti con soluzioni di backup e continuità applicativa certificate e ingegnerizzate direttamente dal vendor.
In questo contesto i due tipi di architetture si propongono come soluzioni pre-convalidate, flessibili e prive di rischi.

Entrambe le soluzioni possono in alcuni casi integrare una console unica per la gestione dell’hardware e l’amministrazione delle macchine virtuali e garantiscono elevate prestazioni e affidabilità delle applicazioni, con una riduzione dei tempi di erogazione di nuovi servizi e offerte.

Disaster Recovery ed Application mobility per Architetture Convergenti

Partendo dal paradigma che questo tipo d’infrastruttura è un  “datacenter” a tutti gli effetti, questo tipo di soluzione  si presta molto bene per collegarsi verso altre infrastrutture convergenti installate presso altri data center.
Questo abilita alla possibilità di estendere l’erogazione dei propri servizi da molteplici datacenter.
Si parla in questo caso di federazione dei datacenter che viene resa possibile grazie a due componenti: sistemi di virtualizzazione dello storage che assicurano la “data mobility” tra i data center federati e funzionalità di “application mobilty” che oggi i sistemi di virtualizzazione (Hypervisor) offrono.  In sintesi questo significa che diventa possibile spostare l’applicazione, mentre questa sta erogando servizio, tra i data center che sono stati federati tra di loro.
Diventa quindi possibile gestire le problematiche di qualsiasi natura che si possono presentare in un data center e possono impattare l’erogazione del servizio spostando proattivamente i carichi di lavoro. Tutto questo permette anche di poter sfruttare al meglio le risorse a disposizione dell’applicazione bilanciando i carichi di lavoro tra i diversi siti. Ma non solo: anche problematiche di continuità di servizio possono essere affrontate con semplicità garantendo la “business continuance”  o rendendo più veloce la ripartenza dei servizi dal sito di “disaster recovery” quindi abbassando i tempi di “R.T.O” (Return to Operation). Questo approccio rende la manutenzione ed il disaster recovery tra datacenter anche lontani geograficamente molto più semplice, prevedibile e molto più efficiente. Non da ultimo la realizzazione ha un costo inferiore se comparato ad una infrastruttura composta in maniera classica, ossia priva degli elementi di data ed application mobility.

Fabio Chiodini e Pasquale Sardella

Approfondimenti

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