martedì 15 ottobre 2013

Migrazione contemporanea di tre nodi di un Oracle RAC con vMotion

Sempre più clienti utilizzano Oracle all'interno di ambienti virtualizzati allo scopo di standardizzare la propria architettura, migliorare l'efficienza dei sistemi e incrementare la velocità di rilascio dei nuovi ambienti. La nuova versione di vSphere 5.1 permette di ospitare macchine virtuali (VM) con 1TB di RAM e 64 vCPU, con enormi capacità di I/O: anche gli ambienti più critici possono oggi essere realizzati in architettura virtualizzata. Proprio per le realizzazioni a più alta affidabilità, la scelta di utilizzare Oracle RAC diventa quasi obbligatoria: in ambiente VMWare i nodi RAC possono essere rapidamente implementati come VM, ed in modo completamente trasparente per i DBA (questo è uno dei punti di forza della virtualizzazione).

Una volta inserito un ambiente RAC in vSphere, diventano immediatamente disponibili alcuni servizi unici di questa piattaforma, quali ad esempio la vMotion: si tratta della possibilità di spostare una VM da un server ad un altro in modo totalmente trasparente come descritto nella figura qui sotto.


Cosa succede lato Oracle RAC quando viene attivata la vMotion ? Assolutamente nulla, in quanto questa funzione è "trasparente" per l'ambiente Oracle: le attività del RAC continuano senza alcun disservizio (e ancora una volta, per i DBA non è necessario nessun intervento).

In un recente studio realizzato da Principled Technologies è stato analizzato questo scenario di vMotion, arrivando a verificare la movimentazione contemporanea di tre nodi di un cluster RAC: come descritto dall'immagine sottostante, un RAC a tre nodi è stato sottoposto ad una vMotion contemporanea di tutti e tre i nodi mentre veniva generato un carico di lavoro di tipo TPC-C.


E' evidente che questo scenario non rappresenta una condizione che ci aspettiamo di osservare nell'operatività quotidiana, ma si tratta di un caso limite che mette bene in luce le capacità e la "robustezza" della piattaforma VMWare anche di fronte ad un ambiente sensibile alle variazioni quali Oracle RAC.

Quali i risultati ottenuti ? In tutti gli scenari analizzati (vMotion singola, doppia e tripla), il carico TPC-C ha continuato ad essere erogato senza alcun disservizio. In termini di impatto, ovviamente, il carico TPC-C è diminuito durante la migrazione, ma anche nel caso peggiore, la tripla vMotion, il carico è tornato ai livelli pre-migrazione in qualche minuto (350 secondi per la precisione).

I risultati completi dello studio e tutti i dettagli dell'architettura utilizzata sono disponibili in questo documento:
http://www.principledtechnologies.com/VMware/vMotion_Oracle_RAC_1013.pdf

GZ

Le presentazioni di EMC all'OracleOpenWorld 2013 disponibili online.

La partecipazione di EMC all'OracleOpenWorld 2013 è stata un successo spettacolare, con 13.000 visitatori al nostro booth: EMC ha presentato la sessione #1 in termini di numero di partecipanti, e tre delle nostre sessioni sono nella top 5. E' a nostro parere una chiara dimostrazione dell'importanza di EMC per i clienti Oracle: nonostante le aree di competizione, Oracle ed EMC collaborano da 18 anni nella creazione di architetture per i database senza uguali, nel mondo Open, in termini di affidabilità, prestazioni e flessibilità.

Sono da poco state rese disponibili sul sito Oracle le presentazioni viste nelle sei sessioni EMC: qui di seguito trovate i link alle pagine degli abstract, dalle quali potete scaricare i PPT. Per tutti coloro che non sono riusciti a partecipare all'evento si tratta di un'ottima occasione per valutare la sinergia tra Oracle ed EMC. Buona lettura!


Se volete sapere qual'è stata la sessione #1 all'OOW13, ecco la risposta: "Make Oracle Backups up to 50 Percent Faster with Deduplication and Oracle RMAN"; la protezione dei dati è ancora un tema molto importante per i clienti.



lunedì 14 ottobre 2013

EMC VNX di seconda generazione

Dopo il travolgente successo della prima generazione di VNX (più di 74000 unità VNX/VNXe vendute dal lancio fino al secondo trimestre 2013),  EMC ha annunciato pubblicamente all’inizio dello scorso Settembre (tra l’altro proprio in Italia e più precisamente a Milano) la seconda generazione dei sistemi VNX.

La nuova piattaforma prosegue con la filosofia “Unified” dei precedenti VNX, ma cambia radicalmente dal punto software: l’innovazione consiste nel nuovo sistema operativo, chiamato MCx.

Cosa c’e’ di nuovo e speciale in questo MCx  ?  Tanta innovazione tecnologica !

Il software MCx è uno sviluppo da zero che sostituisce completamente la logica basata sui sistemi operativi Flare® (ambiente operativo dei CLARiiON e della prima generazione di VNX). Il concetto alla base del nuovo software consiste nel distribuire i processi di sistema (gestione Raid, I/O, Cache, Fast Cache etc.) utilizzando in parallelo tutti i core dei processori a disposizione dello storage. 

Questo utilizzo simmetrico delle risorse computazionali, consente di sfruttare al massimo la potenza elaborativa dei processori, aumentando linearmente le prestazioni con l’arrivo delle future generazioni di processori, secondo la legge di Moore le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi, tutto questo senza apportare modifiche al codice di sistema. Tutto questo non possibile con il resto delle soluzioni storage “tradizionali”.



L’architettura della cache di storage è stata ripensata, ed è stato creato un nuovo potente motore multi-core adattivo che gestisce dinamicamente i carichi di lavoro delle letture e scritture siano esse sequenziali o randomiche, che adegua il proprio comportamento e si ottimizza in tempo reale in funzione del carico di lavoro. Sono stati inoltre ridefiniti i layer della cache in modo da ridurre al minimo i tempi di latenza nelle operazioni di lettura e scrittura sfruttando in modo ottimale la tecnologia SSD (MultiCore Cache, FastCache e Raid), il nuovo VNX è un sistema pensato per l’utilizzo dell’elettronica FLASH. 

L’hardware dei controller è di ultimissima generazione: CPU Intel Sandy Bridge fino a 32 cores, bus PCI express GEN3 a 32 vie (CMI bus).

Qual è dunque il risultato di questa combinazione Hardware e Software ? Giudicate voi….


Prestazioni impressionanti dal punto di vista numerico, con un aumento da 4 a 5 volte del numero di operazioni al secondo (a seconda del contesto di carico di lavoro) ed una riduzione dei tempi di risposta del 70% rispetto ai VNX di prima generazione, infine con un aumento fino a 1500 dischi nel modello top di gamma VNX8000. Questi miglioramenti rimettono in discussione alcune logiche di posizionamento competitivo rispetto ad altri prodotti della concorrenza considerati “high-end”. Anche lo spettro delle soluzioni storage per applicazioni in contesti block e file-oriented storage, in virtù del supporto protocollo SMB 3.0 oltre che al consolidato NFS, con maggiori performance e livello di servizio) ottimo nei contesti di virtualizzazione laddove si ricerca maggiore flessibilità e riduzione dei costi.

Dal punto di vista delle funzionalità MCx migliora gli automatismi del FastVP (tiering automatico strutturato su 3 livelli di storage per le LUN ed i file system), rendendo più veloce, efficiente e conveniente il sistema VNX: 
  • Granularità dell’unità minima di spostamento da un tier ad un altro pari a 256MB
  • Introduzione all’interno della piattaforma VNX dei dischi eMLC (per la componente FastVP)
  • Ottimizzazioni in tempo reale dalla FASTCache con dischi Flash SLC (con chunk da 64KB)
Infine è stata implementata la funzionalità di deduplica a livello di blocchi (a segmento fisso e post-processing) consente di ridurre ulteriormente lo spazio utilizzato dai volumi e le unita logiche, senza impattare sulle prestazioni, abilitando un’ulteriore riduzione dei costi totali della soluzione VNX, con minori consumi ed ingombri di spazio fisico.

Per approfondimenti sulla nuova generazione di storage VNX vedere il link seguente:

Marco Galanti




martedì 8 ottobre 2013

Rilasciati i nuovi plug-in per Oracle 12c

E' da oggi disponibile il nuovo plug-in storage per Oracle 12c per la piattaforma VNX.

L'obiettivo di questo plug-in è quello di collegare gli elementi logici di un database (ad es, schemi, datafiles) con la piattaforma storage sottostante, rendendo trasparenti le componenti tecnologiche coinvolte. DBA e amministratori dello storage hanno quindi uno strumento comune con il quale analizzare le informazioni in merito alla configurazione, performance e disponibilità dei database Oracle mettendole in relazione con le corrispondenti componenti storage. Un semplice esempio: se una particolare query sembra non essere performante come da attese, individuare quali sono gli elementi storage coinvolti (porte front-end, pool, LUN, singoli dischi) con il nuovo plug-in è immediato e non richiede alcuna competenza dei dettagli implementativi: l'interfaccia grafica permette di collegare gli elementi del database con la sottostante piattaforma storage in modo rapido ed intuitivo.
Le informazioni raccolte dal plug-in possono essere ovviamente consolidate in OEM (Oracle Enterprise Manager), permettendo delle analisi sia reattive (root cause analysis), sia proattive.

Il plug-in è disponibile per il download gratuito, insieme alla guida di installazione, al seguente indirizzo:

VNX Storage Plug-in for Oracle Enterprise Manager 12c .

vnx-home-page.png

Il nuovo plug-in segue di poco il rilascio del corrispettivo plug-in per la piattaforma VMAX, disponibile al seguente indirizzo:

VMAX Storage Plug-in for Oracle Enterprise Manager 12c

revised OEM 12c VMAX Storage Plug-in.jpg

giovedì 3 ottobre 2013

ViPR è arrivato!

Se avete seguito gli ultimi annunci di EMC, sapete che ViPR è disponibile in GA dal 1° Ottobre . ViPR è un nuovo approccio alla gestione dello storage, che trasforma le diverse piattaforme storage fisiche (EMC e non) in una nuovo virtual storage semplice, estensibile e open.

ViPR sarà uno degli argomenti centrali del nostro EMC Forum a Milano (il 14 Novembre, non mancate!), dove potrete vederlo all'opera nei nostri vLab. Nel frattempo, se volete iniziare ad approfondire il tema del Software-Defined Storage ecco alcuni suggerimenti:


Nei prossimi giorni approfondiremo il tema su questo nostro blog: nel frattempo buona lettura!



mercoledì 2 ottobre 2013

Infrastruttura Convergente

Infrastruttura Convergente: Server, applicativi e storage in un’unica piattaforma 

L’infrastruttura IT è diventata l’ossatura portante di molte aziende supportando una molteplicità di applicazioni e abilitando le diverse esigenze del business.
Oggi molte aziende acquistano, disegnano ed implementano autonomamente la loro infrastruttura IT. Col passare degli anni queste architetture si sono evolute in una serie di complesse soluzioni hardware e software che sono state ottimizzate ed integrate ad hoc per raggiungere gli obiettivi di performance ed affidabilità relative alle diverse applicazioni. Queste necessità di fine tuning e personalizzazione hanno posto una significativa pressione sullo staff e sul budget IT. Il risultato è che le aziende hanno cercato di intraprendere un percorso di standardizzazione, automazione e semplificazione dei processi allo scopo di ridurre i costi e aumentare l’agilità delle divisioni IT.

Un primo passo verso la realizzazione di questa visione di semplificazione è stata l’adozione della virtualizzazione che ha portato ad una riduzione delle complessità e ad un aumento della agilità dell’infrastruttura.

E’ diventata quindi sempre più forte la necessità di piattaforme virtualizzate, costituite da strati hardware e software, stabili e affidabili. Questo è dovuto all’aumento dei server virtuali ma anche alla agilità nell'erogazione dei servizi che questo tipo di piattaforme hanno esibito sin dal loro ingresso sul mercato. L'obiettivo delle aziende in questo caso è essere pronte ad erogare, nel minor tempo possibile e con la maggiore efficacia, servizi innovativi a supporto dei nuovi modelli di business.

Oggi le aziende devono affrontare le difficoltà derivanti dall'integrazione di server, storage e networking anche per la creazione di un'infrastruttura virtuale, la cui gestione giornaliera risulta complessa e costosa. Una eventuale indisponibilità delle applicazioni causata dai tempi di inattività pianificati e non pianificati pone dei limiti alla produttività, incidendo negativamente sul budget IT e sulle risorse impiegate.

Le  preferenze delle aziende si stanno quindi concentrando intorno a soluzioni di tipo convergente ove parte computazionale, rete e storage sono preassemblate (direttamente da un hardware vendor o da un suo partner) con diversi gradi di integrazione a seconda delle soluzioni. L’obiettivo è di rimuovere complessità dalle architetture, permettendo alle aziende di focalizzarsi sulla parte cruciale dell’infrastruttura IT: le applicazioni aziendali. E’ stato infatti stimato (Server Team Survey IDC 2011) che queste attività di preintegrazionie delle componenti consuma fino al 23,3% del tempo dello staff IT: è quindi evidente il beneficio che questo tipo di architetture pre-ingegnerizzate può introdurre.

 Un'infrastruttura convergente consente alle aziende di consolidare server applicativi, rete e storage in un'unica piattaforma: facile da gestire, semplice da amministrare, nonché efficiente in termini di costo. Virtualizzando in questo modo i server è possibile eliminare i tempi di inattività, fornire alta affidabilità e massimizzare l'efficienza mediante la condivisione delle risorse di elaborazione tra le macchine virtuali.
I vendor offrono diversi tipi di infrastruttura convergente, ognuna con diversi gradi di integrazione ed elementi di valore per i propri clienti.

Due soluzioni affermate in questa categorie sono:

  • Infrastruttura completamente convergente 
  • Infrastruttura basata su reference architecture 

Infrastruttura completamente convergente 

Un’infrastruttura completamente convergente contiene di norma componenti di compute, storage e network che  vengono integrate direttamente in fase di produzione da un vendor. E’ quindi compito del vendor curare l'ingegnerizzazione, il disegno, l'evoluzione e il supporto della soluzione rendendola disponibile e supportandola come un singolo prodotto.


Gli elementi di valore di una soluzione di questo tipo afferiscono principalmente alla facilità di implementazione e di utilizzo.

Il loro valore non è però limitato a queste caratteristiche: infatti, come dimostrato da una ricerca di Enterprise Storage Group del 2011 condotta presso clienti di soluzioni completamente convergenti, i valori principali percepiti dagli utilizzatori sono: la velocità di utilizzo dell'infrastruttura (Time To Market), la semplicità della gestione integrata e l'abbassamento del TCO. A questi si affianca un significativo aumento delle performance e una riduzione delle risorse necessarie alla gestione e all'integrazione dell'architettura virtuale

Infrastruttura basata su Reference Architecture

L'altra soluzione è l’infrastruttura virtuale basata su reference architecture. il cliente in questo caso può scegliere una serie di reference architecture pre-validate da un vendor hardware. Queste vengono poi installate da partner certificati che integrano tecnologie di elaborazione, virtualizzazione, networking, storage e data management secondo le best practices fornite dal vendor.
Questo tipo di soluzioni sono semplici, efficienti e flessibili ma offrono un livello di integrazione meno raffinato rispetto alle soluzioni completamente convergenti.

Entrambe le soluzioni (completamente convergenti e reference architecture) possono essere preintegrate con una efficace infrastruttura di backup o di disaster recovery. In questo modo non solo i carichi di lavoro IT sono ospitati su infrastrutture affidabili ma sono protetti con soluzioni di backup e continuità applicativa certificate e ingegnerizzate direttamente dal vendor.
In questo contesto i due tipi di architetture si propongono come soluzioni pre-convalidate, flessibili e prive di rischi.

Entrambe le soluzioni possono in alcuni casi integrare una console unica per la gestione dell’hardware e l’amministrazione delle macchine virtuali e garantiscono elevate prestazioni e affidabilità delle applicazioni, con una riduzione dei tempi di erogazione di nuovi servizi e offerte.

Disaster Recovery ed Application mobility per Architetture Convergenti

Partendo dal paradigma che questo tipo d’infrastruttura è un  “datacenter” a tutti gli effetti, questo tipo di soluzione  si presta molto bene per collegarsi verso altre infrastrutture convergenti installate presso altri data center.
Questo abilita alla possibilità di estendere l’erogazione dei propri servizi da molteplici datacenter.
Si parla in questo caso di federazione dei datacenter che viene resa possibile grazie a due componenti: sistemi di virtualizzazione dello storage che assicurano la “data mobility” tra i data center federati e funzionalità di “application mobilty” che oggi i sistemi di virtualizzazione (Hypervisor) offrono.  In sintesi questo significa che diventa possibile spostare l’applicazione, mentre questa sta erogando servizio, tra i data center che sono stati federati tra di loro.
Diventa quindi possibile gestire le problematiche di qualsiasi natura che si possono presentare in un data center e possono impattare l’erogazione del servizio spostando proattivamente i carichi di lavoro. Tutto questo permette anche di poter sfruttare al meglio le risorse a disposizione dell’applicazione bilanciando i carichi di lavoro tra i diversi siti. Ma non solo: anche problematiche di continuità di servizio possono essere affrontate con semplicità garantendo la “business continuance”  o rendendo più veloce la ripartenza dei servizi dal sito di “disaster recovery” quindi abbassando i tempi di “R.T.O” (Return to Operation). Questo approccio rende la manutenzione ed il disaster recovery tra datacenter anche lontani geograficamente molto più semplice, prevedibile e molto più efficiente. Non da ultimo la realizzazione ha un costo inferiore se comparato ad una infrastruttura composta in maniera classica, ossia priva degli elementi di data ed application mobility.

Fabio Chiodini e Pasquale Sardella

Approfondimenti

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